Luciana Miolla, nata a Bari il 1 settembre 1955
Ho conseguito la maturità classica, per due anni ho frequentato la facoltà di Lettere moderne presso l’Università di Bari.
Ho interrotto i miei studi per la scelta determinante della mia vita, il matrimonio e la cura dei miei due figli.
Mi sono dedicata completamente alla mia famiglia ma non ho mai abbandonato le mie passioni, la lettura, la pittura, la scrittura, gli hobby.
Il lavoro intenso poi, in una realtà industriale mi ha fatto scoprire un mondo nuovo, duro e senza possibili cedimenti, regalandomi sicurezza e determinazione che non credevo possedere.
Nel cassetto sempre e comunque i miei fogli stropicciati, nell’anima sempre il desiderio di leggerezza, di parole soffiate, voglia di esprimere il mio vero mondo interiore.
Quei pensieri scritti sui fogli stropicciati chiusi in uno scrigno segreto, liberati dal desiderio di una vita in piena luce, svolazzano oggi intorno a me come farfalle finalmente non più crisalidi informi, chiedono libertà e condivisione con chi vorrà ascoltare la mia voce.
- Ho pubblicato 7 poesie in una antologia “IMPRONTE 95” di Pagine srl
- Ho pubblicato 15 poesie in una antologia “ALTANO” di Aletti Editore
- 1 poesia in “L’Indice delle Esistenze – I Ricordi” di Aletti Editore
- 1 poesia in “L’Indice delle Esistenze – L’Amore” di Aletti Editore.
Non sono mai stata su una grande nave, non ho mai solcato il mare perdendo di vista la terra.
O forse sì... qualche breve viaggio riaffiora alla memoria.
Ricordo ancora la mia traversata da bambina, sul traghetto verso le isole Tremiti, con i miei genitori.
Conservo una foto di me, buffa bambola imbronciata, sulla scaletta di un ponte, un abitino rosa a palloncino gonfio di vento, un foularino stretto sotto al mento ad intrappolare i ricci allora ribelli e il faccino rabbuiato, perché il mal di mare aveva già prodotto i suoi effetti e delle isole Tremiti non m’importava un granché!
Mi torna in mente poi l’immagine di me ragazzina, timida e smilza, un lui di cui non ricordo il nome, tranne che fosse bruno e scapigliato, alto, occhi neri, siciliano, un po’ meno ragazzino di me.
Mi fece indossare un giubbino piuttosto ingombrante, sul bikini verde a fiorellini blu, mi trasportò letteralmente sul suo guscio a vela, mentre strillavo fra me e me tutta la paura del mondo, ma fingendo sorridevo sotto il sole d’agosto, perché lui era un giovane marinaio provetto e mi piaceva il suo sorriso.
Fu la passeggiata in mare meno romantica che si possa immaginare e fortunatamente il mio stomaco,
messo alla prova dalle onde e dalle manovre veliche del mio bel marinaio, resse sino al ritorno in spiaggia fra scogli e gabbiani svolazzanti, imbarazzati più di me.
Per fortuna le vacanze erano terminate e del mio bel siciliano e della sua vela ho solo un vago ricordo.
Un altro viaggio a bordo di un motoscafo sbuffante, con un comandante affatto galante, noncurante del mio essere aggrappata alle paratie come una cozza ad uno scoglio, sino a quando finalmente volgendo lo sguardo su di me, si accorse che avevo perso all’improvviso la mia splendida abbronzatura.
Chissà perché gli uomini alla guida di un guscio in mare, piccolo o grande che sia, acquistano spavalderia e sicurezza che la terraferma loro sottrae.
Quella sensazione di sospensione, di galleggiamento, di paura per la perdita di un punto di riferimento in terra che ho provato in quelle situazioni, mi ritorna oggi nei sensi.
Come allora sento il vuoto sotto di me e il mare che allora mi sospingeva in superficie sotto il legno dei gusci, oggi è diventato l’immenso miscuglio di eventi che mi sballotta fra flutti e schizzi di vita.
Sobbalzo e ripiombo giù cercando appigli a paratie sempre più improbabili.
Non sono più la ragazzina imbranata e sognante del guscio a vela, nemmeno la giovinetta sul motoscafo del capitano muscoloso e selvaggio e il mal di mare dei tempi andati, oggi è il mal di vivere che agita i miei pensieri.
Onde e onde ho solcato da quei giorni e mi ritrovo a desiderare un approdo tranquillo, un angolo di sabbia e mare verde in cui finalmente abbandonare tutti i natanti con cui ho cercato di attraversare il mio oceano.
Questo mio oceano ha mille sfumature di verde, di blu profondo o il colore di un limaccioso fondale, ha il profumo di alghe fresche e vitali o l’odore di erbe in disfacimento su scogli puntuti e minacciosi.
Ho negli occhi e nel cuore il desiderio dell’orizzonte che si allarga davanti a me, quando all’alba in estate ritrovo un po’ di pace, accoccolata sulla riva sabbiosa dell’unico angolo di paradiso in cui il silenzio può regnare sovrano, davanti alla mia casa al mare.
Ritrovare la rotta non è mai stato semplice dopo tante bufere.
Oggi ho solo voglia di posare i piedi per terra.
Mi torna in mente il mio grande amore, anni tra gioie e baruffe, in un mare tempestoso.
Era un transatlantico o un peschereccio malmesso?
Cercarsi e perdersi e ritrovarsi, perdersi ancora una volta, per sempre, come fra flutti minacciosi e schiumanti, sconfitti da orgoglio e paure, rancori e parole non dette.
Forse la stanchezza di anime irrequiete ha contribuito al naufragio di quel viaggio intrapreso tanti anni fa, lui ed io troppo ingenui, disincantati, spavaldi, pieni di luce negli occhi e speranze nel cuore, naviganti in cerca di avventura o di un segreto tesoro.
E’ stato un viaggio lungo e faticoso, nell’oceano più insidioso che io possa aver immaginato.
Nel buio di notti tempestose si può perdere di vista un lontano faro chiamato Amore.
Oggi ho bisogno di un approdo ai piedi di un faro chiamato Serenità .
Quante volte ti ho riempita di sogni e speranze, cara valigia blu?
Quante volte ho ripiegato in te stanchezza e affanni,
riempiendo i tuoi angoli di pensieri da lasciare in riva al mare,
da seminare in campi di grano assolati,
colma sempre tu di desideri e aspettative,
per lunghi viaggi
per brevi fine settimana inaspettati e lieti.
Ora sei qui davanti a me,
trabocchi di nuvole di seta e sbuffi di cotone,
di svolazzanti tocchi di stoffe e imbarazzanti trasparenze,
di ricordi che tornano carezzando quell’abito speciale per un giorno speciale,
di sorrisi e colori accesi dell’estate passata.
Cara vecchia valigia blu
non è ancora tempo di riporti in soffitta,
hai ancora da raccogliere momenti vita e profumati racconti delle mie giornate.
Ancora il desiderio di rapide fughe dai giorni sempre uguali
mi porta a tenerti accanto a me, ricolma di sogni e di mille se…
Scriveremo insieme una storia,
da riporre nel cassetto per i figli e i nipoti che verranno.
Sarà il regalo segreto per loro,
quando tu ed io saremo polveroso ricordo nella soffitta della memoria.
Tenerti legato nella memoria con mille sottili fili dorati,
scandire il tuo nome come una dolce antica nenia,
sorridere al tuo sguardo evanescente.
Stringere nel grembo un desiderio segreto,
amarti nel sonno profondo,
vegliare ogni ricordo del tuo viso
perché non svanisca nei giorni vuoti e sempre uguali senza di te.
Senza di te brillano lacrime stellate nel buio della mia inquietudine,
rivoli freddi sull’anima ubriaca del tuo profumo,
rivoli silenziosi e celati.
Amarti nel sonno profondo,
stringendo nel grembo quel desiderio che tu conosci,
di un bacio,
della tua passione sciolta nella mia,
del miele delle tue labbra fuso nelle mie.
Fili dorati di umana passione,
profumo d’amore che fa tremare i polsi,
che unisce la mia pelle alla tua,
i miei pensieri di donna al tuo desiderio crescente.
Scivola un sentore di te lieve nei sensi,
lieve nei sogni di ogni alba,
e sto qui ancora a parlarti di noi…
stretto nel grembo il desiderio di te.
Un senso di te
fanciulla dagli occhi verdi
cerco nel dolore della tua assenza.
Un senso alla tua vita nella mia
cerco nei giorni vuoti di te.
Dipingo fiori e farfalle intorno al tuo viso
ed esplode il sole col tuo sorriso.
Cerco il senso della tua breve vita
nel doloroso sopravviverti.
Scaldo la tua immagine
al tepore dei momenti condivisi
E ritrovo il senso di te
nella mia vita
Ti ritrovo così come sei…Luce.
Stefania
Riposi finalmente accanto a me,
stella nascente alla vita,
rugiada del mio cuore,
figlia del mio amore,
del mio sogno di bambina,
di una mamma bambina quanto te.
Lieve sfioro il tuo viso assopito,
gote di bambola,
perenne rosa del mio maggio più lieto,
gli occhi socchiusi da frange di bruno velluto.
Oggi che il tuo profumo di donna si confonde nel mio,
vorrei rivedere il tuo volto di piccina,
stanotte che i tuoi segreti d’amore fanciullo
sprofondano dolenti sul mio cuscino,
vorrei cullarti nel mio grembo come allora in quel maggio lieto di tanti anni fa.
Ninna nanna…
Ninna nanna…
Stella che nasci,
stella che dormi accanto a me.
60....e sono importanti!!!!
Gli anni della mia vita....e non sembrano poi tanti se ho nel cuore il desiderio di conoscere...ancora, di amare ancora....di dare ancora!
Ricomincio sempre da me!!!!
Lunedì, Ottobre 28, 1968
Di Luciana Miolla
57 anni non sono poi tanti e nemmeno posso pensare di essere…una ragazzina. Il primo settembre è il giorno del mio compleanno e coincide da sempre con il rientro dalle vacanze: valigie sparse per casa, il mare e il sole sulla pelle, il profumo della libertà ancora nelle narici, la nostalgia degli amici, delle risate, delle calde notti estive nel cuore.
Stasera 6 settembre 2012 mi giunge la telefonata di un’amica cara delle elementari, mi riporta indietro nel tempo, chiedendomi di raccontare un episodio o un ricordo dei miei anni durante la frequenza delle scuole medie! Caspiterina, un triplo tuffo all’indietro!
Eppure i ricordi riaffiorano vivi, immediati, indelebili come non potevo immaginare, sopraffacendo quella sensazione di sole e mare di qualche giorno fa.
Cerco disperatamente il mio “Libretto scolastico” per dare certezza al percorso della memoria, colma oggi di pesanti concretezze.“Scuola Media Statale “N. Zingarelli” di Bari, anno scolastico ’68 – ’69, sezione. G .
Ero già in terza media. Quanto mi sentivo grande! Quelle tette appena sbocciate che premevano sotto i vestiti da bambina, i capelli lisci e lunghi sempre profumati dalla mia mamma premurosa ed attenta
…”Dritta a scuola, mi raccomando!!!”…era la sua raccomandazione quotidiana.
Venti passi ed ero già davanti alla mia scuola prefabbricata, grande novità per quegli anni, niente cemento, scuola super moderna.
Le scale salite di corsa, il rumore dei nostri passi, gli strilli delle bidelle ”Arriva il Preside, in classe!”…Bello, sorridente e paterno, era il Preside, il nostro punto di riferimento.
Poi compariva il mio amato e temuto professore di francese, il professor Salvatore! Un omone grande, imponente, occhi azzurri sotto cespugliose sopraciglia grigie, rughe profonde sul suo faccione. Quaderni e quaderni di verbi declinati con attenzione.
Era grande il desiderio di parlare con lui, ascoltare la mia voce scandire con precisione i suoni leggeri in quella lingua appena nota e capire cosa lui chiedesse in francese!
Nobile, elegante e severa la figura della mia insegnante di lettere, eppure diventava dolcemente, velatamente materna, mentre leggeva in classe uno dei miei “temi assegnati” svolto senza nemmeno un segno in rosso!
Era la Signorina Enrichetta Cucciolla, sorella di quel grande attore a noi ragazzine poco noto, che imparammo ad amare da quando, ospite inatteso, ci regalò una giornata di poesia e allegria.
Potrò mai dimenticare in quell’ultimo anno di scuola media la lunga, faticosa ma entusiasmante preparazione della “recita” di fine anno?
Altro che recita, fu un impegno straordinario per noi tutti l’approccio con Jacopone da Todi, Goldoni, Shakespeare, guidate da attori esordienti e registi del Centro universitario teatrale, fra cui spiccava un giovanissimo Michele Mirabella.
Versi, visi, nomi di compagni in quell’avventura vagano nella memoria…
Mi torna in mente l’intensità dello sguardo della mia compagna, mentre lenti fluivano i versi di Jacopone da Todi e lei era una Madonna bambina dolcissima: “Donna de Paradiso,/lo tuo figliolo è preso/Iesù Cristo beato…”.
E poi mi ritorna in mente, un ragazzino bruno, occhialuto, un po’ piagnucoloso, avvolto in un immenso e cadente lenzuolo bianco, nei panni di un incerto Marcantonio, mentre pronunciava il suo elogio funebre per Cesare, annoiando terribilmente tutti noi…
La mia compagna di classe, Francesca, dalla lunga e bionda treccia, dialogava con me ne’ “Le smanie per la villeggiatura”…mentre io la invidiavo, perché a tradimento un parrucchiere troppo moderno aveva tagliato i miei capelli lasciandovi solo caschetto e frangia, altro che treccia!
Vorrei, potrei trascorrere più di una notte ripercorrendo quei tre anni di vita in boccio, ricordando incerti passi, scoperte, primi amori, passioni nascenti per l’arte, poeti letti e riletti, poesie adolescenziali scritte furtivamente, colme di sentimenti acerbi eppure intensi e laceranti, conservate in un diario colorato e lucchettato!
I miei quadri intrisi di colori ad olio, densi come lo è solo l’adolescenza, guidata dalla mia magica insegnante di educazione artistica che mi incitava dicendo: ”Libera la fantasia, non imbrigliarla in un disegno…”
E volavano pennelli e dita sulle tele.
I risultati? Forse erano scarabocchi un tantino astratti, ma mi piacevano ed anche a lei!
Tentativi di espressione artistica, grande impegno per dei piccoli grandi compagni, prove estreme con me stessa, con la mia vita nascente, l’abbozzo di quella che sono.
Oggi con i miei 57 anni appena compiuti, conservo quella ragazzina con un po’ di malinconica nel cuore. Era un tempo meraviglioso, insegnanti molto esigenti, ma tanto amorevoli nel premio per l’impegno, anche quando i risultati non erano eccezionali.
Insegnamenti di vita, oltre le pagine scarabocchiate su tanti libri, per sempre nel cuore! Un grande salto nell’età adulta da quegli anni in poi. Sogni, tanti sogni e poi tanta realtà!
Piove...piove tanto e da stanotte...
Forse è bene che sia così...L'acqua lava via polvere dalle strade...dalle piante sofferenti per la recente calura estiva...e polvere dai cuori dormienti sotto il sole e la luce troppo insistente della lunga estate..
Oggi nella penombra del mio studio...riprendo il filo interotto dei pensieri profondi, riaffiorano i desideri di introspezione...la gioia della condivisione...
Ben tornato autunno dai colori sfumati, ben tornato profumo di terra umida...funghi e muschio...
Respiro già il fumo di camini precoci,,,qui intorno alla mia casa...e penso...