Tutto questo è lasciare andare la tensione di questa vita e le sue pene, come quando si liberano i polmoni dopo aver trattenuto il respiro per tanto, troppo tempo, il quale continua a mangiare  inesorabile tutto ciò che esiste e ciò che non esiste e mai troverà forma, solo perchè non mi è dato a sapere. Moloch non sapeva, Ginsberg non sapeva eppure ha distrutto il muro temporale dell’esistenza che ci divora ogni giorno di più senza che ci rendiamo esattamente conto di cosa voglia dire, ma, purtroppo o per fortuna, ne abbiamo la consapevolezza. Divorati dal cratere nel mondo, caduti per centinaia di chilometri ci risvegliamo dall’incubo che c’ha marchiato a fuoco; seduti alla stazione presso il binario “x”, in attesa del treno giusto, sappiamo che arriverà, ci passerà davanti ad una velocità di almeno centottanta chilometri orari, e allora sentiremo il capostazione: ”Salti in corsa chi ha il coraggio, o chi ha visto i proprio sogni, - tutti tranne uno, quello giusto -, spaccarsi come bicchieri di cristallo ai piedi di quella bambina capricciosa e malinconica che siamo soliti amare”. E come dargli torto, in fin dei conti sarebbe magnifico saltare nel vuoto di un treno che viaggia a 180 km/h, ma l’angoscia e l’insicurezza ritornano sempre, anche dopo il paradiso.