COME   ERAVAMO   "IL  GELATAIO"

La calura nelle ore pomeridiane si accompagnava al silenzio, la respiravi, ogni ombra era un rifugio, dal suolo un vapore lieve tremulo inondava soffocando ogni forma di vita. Arrivava da lontano la voce strisciata quasi un eco "geeellatiiiii  geeelatiiii"

Pittoresco con un grande cappello simile ad un sombrero, spingeva il triciclo ripetendo il richiamo, la parte anteriore  era un grande contenitore dove il ghiaccio proteggeva un gelato artigianale, coni enormi colorati decoravo quel mezzo di trasporto protetto da un grande ombrello. Il silenzio dopo quel richiamo  si animava di gridolini gioiosi mentre da ogni porta sbucavano correndo i bambini in una gara di velocità per arrivare primi, era guardato con invidia il primo e così l'ultimo che alla pazienza univa il piacere di accedere ad un cono colorato quando gli altri lo avevano già finito.

 Quel gelato era il rito delle domeniche estive, spesso il percorso  metteva in difficoltà la buona conservazione di quella golosità, il ghiaccio che doveva refrigerare cominciava a sciogliersi gocciolando sotto il triciclo del gelataio, nonna mi raccomandava di osservare il particolare e di evitare in quel caso l'acquisto perché il cono sarebbe risultato molle e insostenibile, occorreva divorarlo prima che