messo alla prova dalle onde e dalle manovre veliche del mio bel marinaio, resse sino al ritorno in spiaggia fra scogli e gabbiani svolazzanti,  imbarazzati più di me.

Per fortuna le vacanze erano terminate e del mio bel siciliano e della sua vela ho solo un vago ricordo.

Un altro viaggio a bordo di un motoscafo sbuffante, con un comandante affatto galante, noncurante del mio essere aggrappata alle paratie come una cozza ad uno scoglio, sino a quando finalmente volgendo lo sguardo su di me, si accorse che avevo perso all’improvviso la mia splendida abbronzatura.

Chissà perché gli uomini alla guida di un guscio in mare, piccolo o grande che sia, acquistano spavalderia e  sicurezza che la terraferma loro sottrae.

Quella sensazione di sospensione, di galleggiamento, di paura per la perdita di un punto di riferimento in terra che ho provato in quelle situazioni, mi ritorna oggi nei sensi.

 Come allora sento il vuoto sotto di me e il mare che allora mi sospingeva in superficie sotto il legno dei gusci, oggi è diventato l’immenso miscuglio di eventi che mi sballotta fra flutti e schizzi di vita.

Sobbalzo e ripiombo giù cercando appigli a paratie sempre più improbabili.