Così diceva,con voce terribile,alzando le braccia,roteando il busto e gli occhi mentre un coro monotono, ripeteva le sue parole. Assistevo pietrificata a quel macabro teatro dell’ assurdo,senza capacitarmi della trasformazione di una donna che ricordavo gentile e misurata, nei gesti e nelle parole. Sembrava che non si accorgesse della mia presenza ,come se non mi vedesse o riconoscesse lì ,accanto a quegli uomini, a quelle donne che avevano assunto l’ inconsistenza di ombre. Facevo fatica a ricordarmi di Elodie , dei suoi silenzi ,di quando beveva tè al limone,con qualche biscotto leggero e con la sua aria mansueta. Avevo di fronte un ‘ altra donna,solo questo intuivo e non trovavo giustificazione alcuna o risposta, a una tale trasformazione. Mi venivano in mente le Metamorfosi di Ovidio che stavo studiando quell’ anno , a scuola.<< A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’ estro….>> Mi sentivo d’ improvviso vulnerabile, di fronte a una realtà che non riuscivo a controllare,mentre un senso di vertigine sembrava paralizzare la mia volontà. Volevo fuggire,lasciare quella stanza e quella casa,ma per quanti sforzi facessi, mi era impossibile muovermi,come se una forza diabolica annullasse ogni tentativo di reazione.