Avevo nelle orecchie la voce stridula di Elodie che ripeteva, come un ossesso, parole indecifrabili che, simili a un’ eco lugubre, rimbalzavano in ogni angolo della casa, sulle scale, oltre i battenti dell’ androne di quel palazzo diroccato. Mi ero ritrovata  di colpo,e non so come, in strada,senza avere la consapevolezza di come ci fossi arrivata,fuori da quell’ abisso indefinibile che mi aveva prostrato l’ anima. Non avevo più visto Elodie  nei giorni successivi, né in seguito. Non si era  più vista in giro e la sua assenza non era stata notata più di  tanto. Neppure in casa si era mai parlato di quella donna gentile e silenziosa,dal passo leggero e dai modi garbati. Solo in seguito,quando quel palazzo era stato demolito,qualcuno aveva parlato di una donna di un’ antica famiglia del luogo che aveva abitato in quelle stanze, morta ancora giovane di polmonite, dopo lunga degenza in una casa di cura.  No,non poteva trattarsi di Elodie! Non poteva essere lei !