poi la spesa, le uscite serali, il cinema o il teatro e la pizza fra amici, gli imprevisti fastidiosi, i momenti gioiosi della festa, i dolori e le delusioni ,immancabili come il sale nelle pietanze. Irina badante a tempo pieno, venuta da Cracovia con un viaggio durato più del tollerabile, sta imparando a regolare la sua nuova esistenza, attraverso i tormenti e le imprecazioni della vecchia signora che, un tempo, doveva essere stata bella e gentile, quando insegnava in una scuola di città, inflessibile custode di un sapere che la sua mente offuscata ha cancellato, come la gomma fa con la scrittura. Alzheimer, punto e basta! Lo ha detto il medico a Irina come una parola d’ordine, un mostro dai mille tentacoli che mangia a poco a poco il cervello, ne divora pensieri, palpiti e gesti che assomigliano a treni vuoti su binari morti.La malattia allontana amicizie e parentele, la vecchiaia è un tabù che è necessario esorcizzare facendo finta che non esista, maggiormente quando ad essa si accompagna una condizione di demenza, quella dimensione sospesa fra l’essere presente a sé stesse e non essere più in grado di riconoscersi, di ricordare qualsiasi attimo del proprio vissuto. Era stata un’insegnante per tante generazioni di giovani, la vecchia signora che adesso giace nella penombra di una stanza spoglia e,