Il  ritratto

Era da tanto che la sua anima aveva voglia  di tornare,in quel paese,dove era stato sacerdote, anzi arciprete, negli anni della prima guerra, ritornato poi, dopo un lungo periodo, trascorso altrove.  Aveva amato da subito quella sua  parrocchia e quel luogo scelto a dimora, forse per sempre: una terra schiva e solitaria che non mancava di atmosfere e suggestioni che menti trepidi e sensibili sanno cogliere o solo percepire.

In quelle contrade, dove la vita era grama, per contadini e braccianti,fra agiati proprietari e notabili locali,quando la scala delle gerarchie era organizzata secondo schemi e modelli di una tradizione culturale dura a morire, aveva tranquillamente scelto di vivere in modo semplice da “prete” di abitudini francescane, dissacrante e burlone ,sempre portato a sorridere di sé  delle  “cose” del mondo. E i suoi parrocchiani lo ripagavano con affetto e calore:dolciumi e attenzioni discrete erano la risposta ai consigli,  all’ assistenza morale che l’ arciprete sapeva distribuire, fra  una battuta  e un gesto ironicamente amorevole. 

Poi la vita lo aveva segnato, una malattia breve e inesorabile aveva posto fine ai suoi giorni  e  quell’ amato paese del