Elodie non aveva amici,tranne quei pochi conoscenti con cui intratteneva rapporti molto formali. Non ho mai saputo di che vivesse,se avesse avuto, in gioventù, un lavoro , un marito ,un compagno,dei parenti,di lei non rimane che un ricordo sfocato,depositato in qualche parte recondita della mente ma non del tutto sbiadito se nel tempo continua a tornare,quasi bussando con insistenza, per essere rappresentata in un racconto come un fotogramma di una donna diversa e misteriosa insieme. Ancora oggi,a distanza di tempo, appare difficile trovare risposte ad avvenimenti che trovano spiegazione solo mettendo da parte ogni forma di razionalità,affidandosi esclusivamente a suggestioni a dir poco,surreali.Donna misteriosa,questa era l’ impressione che mi aveva accompagnato fin da quando avevo visto,per la prima volta Elodie, quando veniva a casa mia e si tratteneva,sempre in silenzio,anche per interi pomeriggi. Poi,un mattino,passando per caso accanto ad un vecchio palazzo mezzo diroccato,mi ero sentita chiamare da una piccola finestra: era lei che agitando una mano, mi invitava a salire. Ero entrata in una stanza e, non senza sorpresa,l’ avevo trovata piena di mobili accatastati,alcuni coperti da panneggi impolverati,come accade,in occasione di partenze prolungate.