Gli mancavano gli incisivi davanti, era completamente calvo e polidattile: aveva dodici dita. Non riusciva a pronunciare bene tutte le parole e Josh capì a fatica quale fosse la cifra da pagare: “E’ anche dislessico”, pensò. Comprò qualcosa anche Rebecca. “Una lattina di Coca per favore”. Mentre gliela dava, il tipo la fece cadere, ammaccandola vicino all’apertura, evidenziando anche una goffaggine che rendeva lecito chiedersi come facesse a svolgere quell’attività. Si guardava intorno sospettoso e, quasi minaccioso, diede un occhiataccia a Josh come a lanciargli un guanto di sfida. Non scese e quando il treno ripartì, lui rimase in piedi, andando su e giù per cercare qualche altro cliente occasionale. “Ma una persona normale non c’è qui dentro?” borbottò Rebecca. “Guarda cosa sta facendo!” le rispose Josh indicando il venditore che stava giocherellando con un foglio di carta stropicciato. Lo buttava per terra e poi gli dava calci come fosse una palla, mimando anche dei dribbling e delle finte. Si girò verso di loro con la faccia di chi si chiede il motivo per cui lo stiano guardando. Continuò in quello svago, in attesa di vendere qualcos’altro.