“Tra tre quarti d’ora ci sarà un’altra fermata”, fece Josh a Rebecca tirando fuori un volumetto di circa cento pagine. “Mi metto a leggere”. “Io invece provo a risolvere qualche rebus”, replicò lei prendendo dalla borsetta un settimanale di enigmistica. Erano le 10,15. Josh sfogliò quattro pagine poi posò il libro. “Dopo la sosta delle 11 arriverò a destinazione, dove prenderò il volo per Melbourne”, disse.

“Anch’io vado lì” controbattè Rebecca. “Che coincidenza”, replicò lui senza nascondere la sua felicità. “Viaggerò con lei anche in aereo”, pensò deliziato.

 

“Stazione di Rostock”. L’altoparlante annunciò che un altro treno sarebbe arrivato sul binario vicino con circa un’ora di ritardo. “Siamo fortunati,  il nostro è puntuale come un orologio svizzero”, disse Rebecca. “Già, non ci possiamo lamentare”, confermò Josh. In quel preciso momento salirono sul vagone due persone, un’anziana coppia intorno ai settant’anni: lui si reggeva con un bastone, aveva il braccio destro paralizzato e un occhio di vetro; lei, visibilmente tremante, parlava da sola ed era scalza, con le scarpe in mano.