Poi afferrò maldestramente e con avidità la bottiglia, facendo cadere in terra il tappo che rotolò in un angolo vicino allo stereo: bevve freneticamente, tanto che l’acqua gli fuoriuscì dalla bocca fino a bagnare il pavimento. Si distese velocemente sul letto, scorgendo dalla tenda della finestra una semioscurità che diveniva giorno, segno dell’alba che faceva capolino accompagnata dai versi di qualche strano uccello che stava nei pressi del giardino sottostante. Si riaddormentò, frastornato da un forte ronzìo: sembrava che gli fossero caduti due massi in testa. Erano le sei e venti, i netturbini del comune già da tempo avevano iniziato a svuotare i bidoni della spazzatura dentro il camion che, rumoroso, transitava in quel momento di fronte casa sua. Non se ne accorse.