La gente raccoglieva la propria roba e se ne andava, dopo aver passato tutta la mattina a fare
da spola tra il bagnasciuga e l’ombrellone. Mentre percorreva la scalinata che dalla balaustra
portava alla passerella, Pat sbirciò tra le palme per cercare di scorgere Laura:
“Diamine, ho fatto tardi, se ne è già andata”, esclamò fra sè e sè battendosi la mano sulla coscia in segno di disappunto. Intorno a quell’ora lei aveva il pullman per tornare a casa, al paese.
“Vabbè, domani verrò prima”, pensò, mentre posava l’asciugamano e le ciabatte da mare sulla sabbia, nella zona d’ombra della solita palma libera, vicina, come tutte le altre, al torrentello che sfocia in quel tratto di spiaggia e ormai divenuto una vera e propria fogna, una discarica a cielo aperto. L’acqua del mare sembrava un tavolo da biliardo, non tirava un filo d’aria e l’afa stava facendo man bassa, non lasciava scampo al minimo tentativo di ristoro.