Una lingua trasversale l’accompagnò impaziente nel posto atteso da cinquantacinque minuti. La accese e in un alone di fumo intravide la nazionale: “L’odore di smog non da tregua, è una cappa opprimente,
ma qui dentro un gradito sapore rischiara la mente”. Sparì nel traffico tra code interminabili, semafori e grossi bestioni a otto ruote: l’orologio della torre faceva le sei e trentacinque.