Gli pareva di camminare sopra un tappeto di nuvole:
si avviò verso lo stradone, lì c’era sicuramente qualcuno, era il punto di ritrovo per il consueto e robotico andirivieni quotidiano. Ma il momento più bello arrivava quando se ne andavano tutti
e quel posto si faceva deserto. Pat adorava lo squallore: i cinema vuoti, le persiane vecchie, i ruderi disabitati. Lui e gli altri si sarebbero rivisti dopocena. Andò all’appuntamento: non passò molto da quando il sole si tolse dai piedi. A notte fonda raggiunsero i lettini e scelsero una zona lontana dal marciapiede. Il rito iniziò: i tizzoni ardenti vagavano come lucciole tra le mani dei corpi sistemati a cerchio. Rimasero un bel po’ a sghignazzare e a contare le luci visibili a mare aperto, lontanissime da loro. Poi se ne andarono. Mentre risalivano passarono vicino agli arnesi da cucina e al sacco a pelo del viaggiatore solitario: insieme alle immancabili bottiglie di vino, era quella tutta la roba che portava con sé. Appena rientrò, Pat cercò invano di sfuggire alle morse della sua fame-killer.
Poi stramazzò sul letto. Rimase immobile: dormiva già profondamente.