La sacra sindone.

 

Alex aveva sul viso i segni dell’esperienza. Era abituato a spostarsi continuamente, a non avere una fissa dimora, a dormire all’addiaccio senza temere gli umori del tempo, spesso tiranno per quelli come lui. Il suo sguardo truce e la sua pelle grinza non gli davano un aspetto invitante: la barba incolta, i capelli lunghi e quel suo essere solitario gli conferivano i connotati di un uomo schivo, scontroso e minaccioso: sembrava inavvicinabile. Il passare dei giorni stabilì, invece, che quella era soltanto un’impressione. Gli piaceva dialogare, raccontare la sua storia tra una sortita in acqua e un sorso di necessità carpìta alla sua inseparabile amica di vetro: si ubriacava sotto il sole cocente che faceva di quel tratto di costa un piccolo deserto del Sahara. Si spostava di palma in palma, chiacchierava amichevolmente, come se volesse dare spazio a tutti coloro che lo vedevano come un qualcosa da evitare, da rifuggire.