avevo il pene come anestetizzato in una posizione di attesa vogliosa, ma lei non lo toccava, forse una tattica sapiente per farmi impazzire. Mi avventai nel solco e la leccai con tale dolcezza, che lei lo allargò ancora di più, la sentivo mugolare di gioia, forse ricongiungersi a desideri segreti, mi colpiva questa predisposizione innocente alla perversione.
Quel pomeriggio quando me ne andai non ebbi il problema di rivestirmi, eppure mi sentivo ubriaco, scardinato, aperto, definitivo.
Giunto a casa sperimentai un improbabile controllo delle mie difese, ma la cosa più sensata che riuscii ad escogitare fu masturbarmi col film di me stesso.
Adesso è tardi, chiudo tutte le foto, le rimetto nelle loro cartelline gialle, spengo il computer, la mia donna dorme da un pezzo lei non le sa tutte queste cose, le custodisco in segreto come la combinazione della mia anima, lei non capirebbe la mia storia.