Fu allora che lui morì.

Non ci furono funerali o fiori, ma solo lacrime  in disparte e un dolore cronico ma stemperato. Fu allora che si interruppe quel filo magico di energie benevole che collegava  i membri di tutta la famiglia, che cessò di essere quella dei ricordi della mia infanzia.

Fu allora che io invecchiai di colpo.

Oggi io mi guardo con sospetto, mi appartiene uno shock dilatato, allungato.

Mi accade che ogni gesto disorganico, ogni mia dimenticanza banale, ogni non ricordare una data o un luogo, ogni mazzo di chiavi caduto per terra, ogni disorientamento spaziale o temporale, mi sorprendo a pensare che forse quello è il mio inizio e mi verrebbe di scorticarmi di dosso tutti i cromosomi per stanare quello marchiato Alzheimer e mettergli fuoco.

Oggi celebro la sua memoria in vita, ma vorrei ugualmente che, per un gioco delle possibilità impossibili, lui tornasse davvero in vita per un attimo, giusto il tempo per tentare una mossa a sorpresa e strapparlo via da questo destino efferato.