Ora mi viene facile chiamarla solitudine, questa sensazione languida che sgorga in me quando guardo tutte queste fotografie. Quanti amici, quante amiche, tutti ordinati sotto nomi improbabili, ipotesi di identità, infilati dentro cartelline gialle, basta un click del mouse e…puff, d’incanto ecco che spuntano fuori: visi sorridenti, occhi, tette, sguardi, denti, capelli, guance. Comitive improbabili rinchiuse dentro una variazione elettrica del mio computer, ma basta un click che loro si riappropriano della loro storia e del loro corpo, si riespandono in qualche sottoscala limbico nel mio cervello a rianimare il loro sporco ricordo, a rischiarare ricordi di eccitazioni segrete.
Ora scorro l’elenco, mi vengono in mente mille possibilità riorganizzative, non so, potrei dividerli in spasimanti, sesso virtuale, feticisti, sesso reale, amiche esibizioniste, gay…. ma provo un po’ di sgomento: la mia anima che si adatta a tutti, mi faccio un po’ schifo e mi sento anche un po’ solo insieme a loro.