Certo vado forte a calare reti, sono bravo…parole come tramagli, nasse, sciabiche, verbi e poi aggettivi e punti , punti. Reti invisibili calate nella notte, frasi come nodi insidiosi, pronte ad adattarsi alla vittima a risucchiarla subdolamente in uno spazio paludoso di noi stessi.

“Raccontami qualcosa di te”

 “Dimmi, cosa vuoi sapere?”

“Non so…i tuoi sogni, i tuoi segreti, i colori della tua anima, i tuoi desideri”

 “E’ la prima volta che qualcuno mi chiede questo…mi confondi un po’, ma chi sei?”

“Mi piacerebbe scoprire la tua bellezza precipitando a foglia morta dentro di te…”

 “Mi piace questo tuo modo di parlare…sei strano…sai non entra mai nessuno nella mia anima, ma ti dico un segreto, se vuoi camminarci devi farlo in punta di piedi…”

Fatta, catturata, presa

“Senti ti chiedo una cosa banale, mi mandi la tua foto?”