E allora io scappo: cambio nome, faccio finta di niente, ti ignoro, e così tu resterai per sempre nella tua gialla cartellina, a sorridere nella tua foto migliore nella comitiva avariata dei possibili amori.

Poi un giorno venne  lei e andò male, con Chicca andò male. Occhi verdi, pelle chiara, che per un’inclinazione chimica particolare, profumava di se, come un circolo vizioso ed incantevole nel quale si rincorrevano il verde degli occhi, il profumo e un sorriso tenero ed indifeso.

Non ci fu bisogno di mettere reti a mare, lei era così complementare che annullava le finalità, arrotondava i contorni di noi stessi, si accovacciava stanca sulle mie parole, si dissolveva nei suoi desideri per mischiarli ai miei, ogni tanto pareva scuotersi:

“… spesso il mio pensiero si volge automaticamente a te e lucidamente penso: sono semplicemente un gioco, conduce lui e io cretina che mi lascio trasportare in questa cosa, si concede e si nega....e quando manchi per troppo tempo penso che tu sia innamorato e hai abbandonato questa cosa vaga che siamo”.