Io facevo fatica a rimanere lucido, era come se il disgusto di me stesso avesse preso il comando e si stesse vendicando di tutte le mie vittime, mi vedevo rispecchiato in quelle parole ed una vena sottile di orrore cominciava a farsi strada nella mia coscienza.

Piano piano, come una linea fredda nel mezzo del mare caldo, lei si insinuava per contrasto nei miei discorsi, io la vedevo, li in fondo che mi aspettava, nitida ed inevitabile:

“…non carico niente, ma non posso fare a meno di ascoltare: credo di sognarti la notte, credo che la notte sia piena di te. Ma di te poi cosa? Deep non ci sei nella mia vita, nel giorno...ma poi... mi manchi: come può mancare una cosa che non si è mai avuta, che non ha confini, che non ha definizione, della cui esistenza non si ha certezza?….”

Fu così che  la rete sapiente di Chicca cominciò a chiudersi intorno a me: nelle sue parole sensibilità secondarie di me vedevano impressa la mia immagine e questa mi risucchiava, come se avessi incautamente scavato un buco ed ora ci cadevo dentro lento e definitivo.