Io, novello guerriero degli anni Settanta, abbandonavo ogni riserva e mi lasciavo sprofondare e risucchiare dal vortice dell’affetto, della carne morbida e calda che mi diceva: “Qui sei al sicuro”.

L’ultima volta che ho messo le mani nei capelli è stata quando mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi che mio padre era morto.

Era notte, chissà perché tante persone ci lasciano nel buio? Ma poi, esiste un buon momento per morire?

La voce dell’infermiere era calma e affettuosa. Messaggero di sventura e di dolore, so che non è colpa tua, ma sprofonda all’inferno!

Mani nei capelli mani nei capelli mani nei capelli.

E ora che faccio?

Non dovevi andartene così, hai sempre sbagliato i tempi, papà. Hai sbagliato i tempi per andare a lavorare, per sposarti, per ammalarti, per morire, persino. Hai sbagliato i tempi degli abbracci, quelli che non mi hai mai dato.