Ora non potrai più rimediare, non potrai più stringermi forte e dirmi che sei fiero di me, non potrai abbracciarmi e, dandomi una pacca sulla spalla, dire: “Bravo, so che hai avuto la promozione!”.

Ora rimane il silenzio, il freddo le lacrime il dolore il vuoto l’assenza. Di te e del padre che avresti potuto essere.

“Papà, corri, vieni a vedere…L’aquilone vola!”. Eravamo in campagna con gli zii, tu te ne stavi disteso all’ombra di un leccio secolare che con le sue braccia protese verso il cielo sembrava accarezzare le nuvole. “Papà, mi ascolti? Vieni!”. Hai aperto leggermente quei tuoi occhi acquosi, guardandomi come si guarda una sveglia che trilla fastidiosamente una domenica mattina di lavoro e mi hai detto: “Chiama tua madre, io ho sonno”.

Chiama tua madre chiama tua madre chiama tua madre chiama tua madre chiama tua madre chiama tua madre.

Mani nei capelli.