Non so dire con esattezza quanto tempo rimasi sotto la doccia, forse quindici minuti, forse trenta, forse un mese. Mi sembra quasi di sentire la voce di Luca che mi chiama e dice: "Piccola, vieni fuori. Vieni da me".

Luca.

Sembra passata una vita, e in effetti è così.

Mi avvolgo nell’accappatoio di cotone morbido e mi sdraio sul letto. Chiudo gli occhi e cerco di ricordare. Brandelli di un'esistenza normale si affacciano alla mia mente: io e Luca al mare, le nostre vacanze in Grecia, le domeniche fuori porta, la malattia. Una crepa profonda nelle nostre vite, un taglio netto sul mio corpo, una cesura nella mia mente, una spaccatura nella nostra coppia. Quando ci incontrammo io e Luca fu subito attrazione, passione, vita, tanta. Ci piaceva rimanere a lungo a letto abbracciati a guardare fuori: dalla finestra piccola di legno si vedeva un pino secolare che d'inverno oscillava maestoso davanti ai nostri occhi sbalorditi. Di noi, di quello che avevamo, di come eravamo. Pensavo che mai prima mi ero sentita così bene, mai con un uomo. Ero felice, innamorata, immortale. Almeno così credevo.