Finché un giorno, facendo la doccia, la vidi: una bozza enorme all'inguine destro. La guardai stupita. Avevo fatto la doccia anche la sera prima e non avevo nulla e ora? Cos'era quella roba? Con prudenza la toccai: era turgida e dolorante appena. D'istinto controllati gli altri linfonodi: anche quelli del collo e della gola erano gonfi. Non telefonai immediatamente a Luca, come invece avrei voluto, ma alla mia dottoressa. Le spiegai la situazione e lei mi disse di andare subito in ambulatorio.

Mi vestii come un automa, presi la macchina e, non so come, riuscii a raggiungere lo studio di Anna Maria. "Entra Carla, stai tranquilla. Ora ti visito e facciamo un'ecografia”. Si infilò i guanti di lattice che schioccarono beffardi. Io ero distesa sul lettino e avevo smesso di respirare. Il cuore non batteva, il sangue non circolava, i polmoni erano vuoti. Sprofondai in un buco nero quando Anna Maria disse:" Faccio un'eco al fegato". Ecografia al fegato, cazzo, allora è un tumore! “Non saltiamo subito a conclusioni negative ed affrettate”. Stronza, l'hai detto tu che mi avresti fatto un'eco al fegato, mica io. “Non ci sono masse sospette al fegato, stai tranquilla”. Come no, che ci vuole?