Nato a Reggio nell’Emilia (30/07/1949) sposato con un figlio. Appassionato di astronomia, di scienze in generale, di musica (di cui ogni tanto scrivo qualche canzonetta) e di fotografia. L’astronomia mi fa navigare verso spazi infiniti, la musica strumentale mi fa sognare e inebriare, la poesia mi fa patire e soffrire per scrivere ciò che sogno e penso nel mio navigare, e la fotografia mi riconduce alla realtà; alla realtà in cui è impressa ciò che non si sa.
Alcune mie poesie sono state pubblicate con altri autori sui seguenti e-box:
I poeti contemporanei vol. 132, by Pagine srl
I poeti contemporanei vol. 86, by Pagine srl
Il Parnaso vol. 50, by Pagine srl
Riflessi vol. 34, by Pagine srl
Un alieno edificio è qui possente
e la gente narra che da tanto tempo era qui presente;
dall'era degli dei ridenti
prima del tempo degli uomini e dei suoi eventi.
Un'antica leggenda
parla di una tremenda vicenda
che per paura non si può proferire,
ma io con coraggio a voi potrò qui scrivere e dire.
«Quando le sfere s'illumineranno
e le tenebre caleranno,
le tombe si apriranno
e i vivi con i morti pranzeranno.
Quando dalle sfere tu udirai il lor' tremore
cesserà il tempo dell'amore,
e se ti parrà di sentir' tuonare un nome
è l'apocalisse che verrà, ma tu non saprai come.
Un cavalier' lucente scenderà dal cielo,
a noi sembrerà di vedere un angelo
come scritto nel vangelo,
ma la Terra sarà coperta da un nero velo.
E' il flagello del divino
e a cui tutti ci prostreremo con il capo chino.
E' il generale Armageddon che con la sua bestia Mortizia
leverà a noi umani ogni letizia.
Un tempo tutto questo è già accaduto
in un tempo lontano e ormai perduto.
Tutto questo dagli dei sarà ripetuto
e dall'umana gente riveduto.»
Nell'udir' e scrivere queste parole
un tremore nel mio animo mi assale
e a voi io posso solo dire:
«Si salvi chi può, dopo questo sentire.»
Ad Anghiari frate Ignazio
se ne andava a cercar' chi doveva pagare lo dazio.
Sul tempio vide una donzella sul sacro spazio
che vendeva ad un giovanetto lozioni e sassi color' topazio.
«O donna il tuo mercanteggiare è uno scempio
per le genti non è un bell'esempio
perché questo di Dio è il suo tempio.
Vattene o donna sacrilega
i filtri e le tue arti rinnega
perché la tua anima si salvi o donna prega.
E te, giovinetto, io ti conosco e per salvarti tu soffrirai;
a casa tua verrò e ti confesserai
e per una settimana ti flagellerai
e così l'anima tua salverai.
Andatevene peccatori
di questa sozzeria adulatori
e pentitevi o saran' per voi dolori.
0h’ donna io ti avevo avvertito
ma tu non mi hai capito
e in queste celle il giudizio divino per te sarà concepito.
Con queste tue magiche porzioni
e con le sataniche arti di seduzioni
la nostra gente hai infetto con le tue depravazioni.
Questa o strega è la giusta punizione
con questo fuoco avrai la purificazione
e l'anima tua salvata sarà dall'eterna dannazione;
Dio ti attende or' prega con dedizione.
Che la sentenza sia eseguita
la strega sia svestita
e la sua carne sia arrostita.»
Cavalieri, Dame e Fanti
si inizi i giochi e i canti
e per chi vuol' pregar' qui non ci son' le chiese e i santi.
Lo cavaliere errante
sfida lo pericolo con animo sprezzante.
Sempre in cerca di avventure
per mostrarsi impavido di fronte alle più avverse sventure.
Lo suo valore vuol' dimostrare
e a quell'amor' cortese narrare,
cosi non perdere la sua nobile azione
perché la gloria, l'onor' e l'amor l'attende se fatto con dedizione.
La dama desidera esser' cantata
e al mondo esser' mostrata.
La sua virtude e gentilezza donare
a chi saprà con le sue coraggiose gesta a lei prodigare.
Al caldo dei fuochi, dei grandi camini, l'amor' cortese
sogna in quelle fredde sere,
mentre il menestrello canta delicate rime d'amore,
l'animo suo sospira desiderando lo cavalier' in quelle solitarie ore.
I fanti eran' tanti
e da tutti eran' dimenticati, anche dai santi.
La fanteria arruolata ed addestrata
per morir' per la grande nobiltà idolatrata.
Sui campi di battaglia il coraggio del lor' basso rango
si immolava alla causa perduta nel fango.
Lucrar' era loro concesso
sulla spoliazione del lor' nemico decesso.
una rosa splendente e turchina
che adorni i suoi capelli come una corona di una regina
La Grotta delle fate
se voi per ammirarla la cercate
dovete andare nel paese di Chimera nella città di Solate.
In questa valle di questo paese
le strade e le case offrono grandi sorprese;
gli elfi e le belle fate vi leggono la mano con poche spese.
L'ultimo volo dei gabbiani
ci invitano ad andar' più lontani.
Solcare l'ultima onda,
perduta nella storia più profonda,
per cercare l'ultima terra oltre la nostra sponda.
Andare là verso quell'isola che da lontano non intravede,
e così approdare nella Terra Che Noncè da tutti cercata con grande fede.
Qui giacciono i miei più vecchi ricordi
e se ne vanno portati via dal vento
come i granelli di queste mura crepate dal tempo.
Attenti quando uscite
nell'ombra un orco vi attende e vi sorride
e le vostre membra lì saranno ammorbidite.
Se la strega la macumba mi vuole fare,
mi vien di pensare
che in villa la potrei portare
e in quella stanza la sua mente curare
Io sono, o streghe, il vostro incubo peggiore,
il vostro animo di me avrà terrore
per ogni giorno e per tutte l'ore.
Con questo grande alleato,
e di cui son grato,
quando il nuovo anno sarà nato
spaccherò lo Mondo e mi faran' beato.