
Quasi stupisce col suo sole,
 che riluce immerso nell’azzurro
 ed al grigiore dell'inverno
 ancora non si arrende
 - questo terso giorno.
 
 La luce che fende l’aria di cristallo
 si insinua tra i rami, ormai spogli,
 che orlano l’orizzonte
 e dove lo sguardo si perde.
 
 La nebbia del respiro
 riveste il volto di mistero, 
 e vela anche i pensieri,
 mentre superflue le parole
 rotolano via,
 insieme alle foglie.
 
 Solo il sorriso
 risplende più del breve giorno,
 e brillano dagli occhi i colori
 - che già sanno di primavera.
D'incenso era il riflesso
 che dalle braci rosse saliva
 e di armonie scolpiva
 l'immagine del desiderio
e sfumature d'ambra 
 carezzavano gli attimi
 che il tormento dalla gioia
 dividono.
Si diffondeva il canto,
 dei silenzi e degli sguardi,
 risplendente delle parole 
 del più segreto sentimento
e solo l'abbandono all'abbraccio,
 di un respiro con un respiro,
 leniva lo straziante inganno
 di un istante che sembrava eterno.
Spietato l'inesorabile destino
 e il tarlo del risveglio;
 insopportabile,
 il sogno.
Trafiggono frecce di corallo
 il saluto del giorno stanco
 e riluce d'ambra il raggio
 al soffio dell'aria di cristallo.
 
 Svanite son le nubi di metallo
 e già rispecchia l'argento
 su l'acque restituite alla terra
 con il cielo a far da mantello.
 
 E della sera il prepotente avallo
 ancor non d'ombre risuona
 sul viver che tacito ignoro;
 
 rapito dai silenzi è il cuore,
 che se pur d'amore invaso,
 a gioir della tristezza duole.
