Nato a Salò (Bs) il 15.09.1968, sposato nel 1993 a San Felice del Benaco (Bs) sul Lago di Garda, padre di tre splendidi figli, lettore assiduo sin da ragazzo, riceve un’istruzione tecnico-commerciale che non gli impedisce di sviluppare la passione per la scrittura e la poesia anche se solo in età matura, trovando ispirazione dalle molteplici sfaccettature che la vita propone. Amante dei classici e della saggistica, nutre una particolare attrazione per la filosofia, in particolare per la figura di Immanuel Kant …
Partecipa per la prima volta, nell’estate del 2014 alla quarta edizione del concorso letterario, “La mia terra ha buona voce” a Vobarno (Bs), ricevendo una menzione dalla giuria per la poesia “Arcobaleno… trasparente”.
Ama perdersi e contemplare il “suo” amato lago da cui riceve ispirazione per i suoi versi.
Nodose dita, solite trascinare aratri,
unghie come d’antracite a far corollario
di mani callose e gialle.
Spalle ricurve sembrano unirsi,
fotografia di lustri
dove schiena lambiva l’odiata terra,
e ginocchio genuflesso
accarezzava l’amato germoglio.
In silenzio.
Dal chiarore di un’alba ancora da venire,
fino all’ultimo raggio a salutare l’orizzonte.
In silenzio.
Solo allora tornavi.
Solo allora posavi le tue ossa su duro legno,
a racimolare scarne briciole,
prima di cadere supino
fino al nuovo chiarore,
che bussando al tuo giaciglio,
spegneva soave sogno,
unico frammento di autentica felicità.
Preda braccata, servo ignaro,
minuta espiazione
a disumano scambio di impostori mercanti,
ricattati, per vanamente ricattare.
Loro, spregevoli trafficanti di anime,
loro, non sanno …
Ritte spighe ambrate ondeggiano sul tuo capo,
elmo e vessillo dorato fanno di te soldato fanciullo,
ma nulla vuoi distruggere e nessuno combattere.
Guerra di sogni tu brami,
per tuffare le tue pupille
nel mare di desideri e sospiri di giovane vita.
Bandiera senz’asta ora sei,
e quel vento crudele che ti ammainò,
trascinando le esili spighe tra polvere e sangue,
non seppe capire la pazzia che lo colse.
Ora non più potrai guardare nel pozzo,
scorgendo laggiù il tuo esercito trionfante
di iridi azzurre e sorrisi d’avorio.
Ora non più vedrai laggiù riflesse,
le tue spighe dorate,
volteggiare nel cielo terso di Beslan.
Sento dapprima minute gocce,
quasi distillate scendere da candide pareti,
primi vagiti di nuova vita,
poi via via ne odo altre e altre ancora
in un piccolo concerto di armoniosa beatitudine,
qui in mezzo al nulla, circondato dal tutto.
Ora orchestra di leggeri zampilli,
muovi i primi incerti passi e
crei un pertugio e tra pietre possenti
e silenzi millenari
fai sapere di esistere.
Sorgente nuova, inizi così,
la tua corsa senza soste verso l'ambito mare.
Galoppi, scendi, scorri sinuosa tra le valli
dispensando vita senza risparmiarti;
come giovane donna va,
incontro ai suoi tormenti,
donandosi all'amato.
Accogli generosa altre,
desiderose di arrivare là,
dove placidamente sdraiarti,
e a nulla più pensare.
Ora diventi impetuosa,
salti e fragorosa copri i suoni del bosco.
Poi subito stai, in dolci anse,
fermando tempo e ansie altrui.
Colpevole ti illudi
di aver raggiunto la meta,
...che mai raggiungerai;
come uomo certo di aver trovato la strada,
baldanzoso smarrisce la vera via.
E quando infine giungi esausta,
all'agognato mare, unica brami,
confonderti in mezzo a mille altre acque,
ferme e stanche,
utili solo a farsi insozzare da umane stoltezze.
E ti giri, verso le perdute pendici,
dove gioventù ti fece innamorare,
e lacrime di schiumose onde
rimangono come lumi
di eterna memoria.